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Oltre duemila persone hanno sfilato in un corteo silenzioso e commosso in memoria di Fabrizia Di Lorenzo, la giovane sulmonese di 31 anni rimasta vittima lunedì scorso dell’attentato terroristico ai mercatini di Natale di Berlino. L’autore ucciso in Italia, a Sesto San Giovanni. Una brava ragazza che se ne va senza un perché e qualcun altro vissuto ai limiti che viene "giustiziato". Ma alla morte non si inneggia mai. E non perché siamo a Natale, perché non è civile, non è giusto e i diritti ce li abbiamo tutti; quindi bisogna avere forza e, cristianamente, in qualsiasi caso, la nostra società dovrebbe sapere e potere perdonare, riponendosi in Dio, che ci aiuti a valicare il dolore delle perdite. Il colpevole va sicuramente punito ma non troppo tardi: il problema sta nel fare prevenzione, affinché queste mostruosità non accadano mai più, affinché vi venga posto un deterrente fino a scongiurarle del tutto. Il monitoraggio preventivo, più che l'azione del dopo, potrebbe essere salvifico apportando ordine, chiarezza e individuazione sicura di tutti. Chi attraversa più paesi, deve avere un vissuto assolutamente correlato alla legalità, deve essere affidabile e non può appartenere alla schiera di chi vive d'espedienti ed entra ed esce dalle case di detenzione. E ciò dovrebbe essere certificato. Un delinquente matricolato deve stare in galera, perché se circola e continua a delinquere, la gente rischia, la gente perde fiducia nella giustizia e comincia pensare che sia giusto farsi giustizia da te. Ma sarebbe il caos. Ecco perché le istituzioni dovrebbero, anche in questo caso, probabilmente, riorganizzarsi.