avezzanosisma

Il professore Francesco Stoppa, ordinario di vulcanologia alla “d’Annunzio” di Chieti-Pescara, ricorda, partendo dall’analisi del sisma della notte scorsa che la popolazione umbro marchigiana, è abituata a convivere con i movimenti della terra, in relazione ad un’Italia terra altamente tellurica, nonché attraversata da faglie estremamente pericolose. Secondo Stoppa non vi è differenza tra i movimenti, ondulatori o sussultori che siano e, ogni terremoto ha una sua storia; come quello del 6 aprile del 2009 che ha segnato la vita di tanti aquilani, o quello marsicano del 1915, nell’analisi scientifica del professore della d’Annunzio emerge l’importanza del sottosuolo sul quale sono nate e cresciute le città abruzzesi principali. "Una magnitudo 6 – dice il professore - sotto Chieti, che poi in superficie corrisponde al 9, causerebbe una catastrofe in termini di perdite di vite umane. Pescara, invece, che ha meno pericolosità sismica deve comunque fare i conti con un terreno paludoso e sabbioso che certamente non è l’ideale per costruire come è stato fatto negli ultimi decenni”. Ogni caso è un caso a se'. Ogni città andrebbe indagata orogeneticamente, dunque, prima di effettuare qualsiasi piano che ne regoli l'urbanistica e la costruttività. Un'abitazione può durare secoli e la terra, sotto, intanto, si muove. Soprattutto in Abruzzo.

(Sopra: terremoto di Avezzano - 13.01.1915.)