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Pubblicato: 09 Marzo 2018
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Dopo le dimissioni del sindaco De Angelis, rassegnate mercoledì scorso, causa la perdita della sua maggioranza, a seguito della sentenza del consiglio di stato (dopo circa 8 mesi di una maggioranza consiliare abusiva), iniziano i “famosi” 20 giorni con cui il sindaco o conferma le dimissioni, o le ritira. Se le dovesse confermare, tutti a casa (e sarebbe la soluzione migliore, visti gli “attori in campo”); se le dovesse ritirare, ci dovrà essere un accordo per formare una maggioranza con la coalizione Di Pangrazio, il che, considerati i personaggi e con il clima che si è venuto a creare (veti incrociati, ripicche personali e interessi politici di personaggi esterni all'amministrazione comunale, che “gironzolano” intorno al palazzo di città), appare molto difficile. E questo è un compito, prima di tutto, del primo cittadino, che dovrebbe anche mettere da parte, in primis il suo ego e, secondo, dovrebbe lavorare per gli interessi esclusivi della città, con suddivisioni delle responsabilità. E' difficile, anche perché, qualche consigliere, tra l'altro, durante le elezioni amministrative del 2017, aveva usato slogan tipo: “Senza padroni, ne' padrini”, ma che oggi rivendica, dopo aver fatto il famoso “salto della quaglia”, senza averne alcun titolo, successi dovuti esclusivamente ai simboli nazionali che hanno avuto più seguito alle ultime politiche, pretendendo poltrone, come premio non si sa di che cosa. E questo, insieme ad altre pretese di singoli consiglieri, appare per De Angelis, un'impresa difficile. Infatti, il sindaco dimissionario, ha più volte asserito: “con questi mai un accordo, meglio il commissario, farebbe meno danni”, mentre nella conferenza stampa del 7 marzo ha detto: “sarebbe un male per la città la venuta del commissario ad acta”. Insomma, una contraddizione dopo l'altra...