Cronaca

avvocati tribunale

PESCASSEROLI: FINTA GRAVIDANZA

- Nove mesi di reclusione, 5mila euro di provvisionale, risarcimento da liquidare in sede civile e pagamento delle spese processuali. E’ questa la pena
comminata dal giudice monocratico del Tribunale di Sulmona, Francesca Pinacchio, ad una donna di mezz’età originaria di Pescasseroli, finita alla sbarra
per il reato di atti persecutori nei confronti di un agente di polizia penitenziaria che aveva conosciuto in un sito d’incontri on line. I due, lui
originario di Sulmona e in servizio a Parma e lei di Pescasseroli, si erano scoperti in una chat di incontri on line. Dopo circa due mesi di conoscenza
virtuale avevano deciso di vedersi di persona. Dall’incontro, ne scaturì una breve frequentazione di circa 20 giorni. Una storia lampo che, per volere
dell’uomo, non era approdata in qualcosa di più solido L’imputata, non accettando il rifiuto, avrebbe iniziato a quel punto l’escalation di condotte
vessatorie, fingendosi perfino incinta pur di convincere l’agente a tornare sui propri passi.

sulmona carcere 110812 rep 04

SULMONA: 8 MESI DI CARCERE IN PIU'

- Otto mesi di reclusione e pagamento delle spese processuali. È questa la pena inflitta dal giudice monocratico del Tribunale di Sulmona, Concetta Buccini,
a due detenuti del carcere di massima sicurezza peligno, finiti alla sbarra per l’accesso indebito di dispositivi idonei alla comunicazione. Entrambi,
processati con rito abbreviato, erano stati sorpresi lo scorso anno dagli agenti di polizia penitenziaria con i telefoni dietro le sbarre. Nel mese di
ottobre del 2020 i baschi blu, al termine di un’accurata indagine ed una serie di perquisizioni, riuscirono a sequestrate una ventina di dispositivi che
erano finiti nelle mani dei detenuti del penitenziario di Sulmona, alcuni dei quali sembrerebbe recapiti perfino tramite l’utilizzo di droni. L’ultimo
episodio, in ordine di tempo, risale al 25 ottobre dello scorso anno quando un detenuto, dopo essere stato scoperto con tre cellulari in cella, reagì alla
perquisizione, mandando in ospedale 5 poliziotti penitenziari. Ne è scaturita un’inchiesta che ha portato alla condanna dei due imputati e al rinvio a
giudizio di altri 7 detenuti, per i quali il processo è già partito. L’attività d’indagine si è poi allargata con l’arresto di un poliziotto penitenziario,
accusato di aver introdotto tre micro cellulari nella struttura carceraria, destinati ai detenuti. L’uomo si trova ancora agli arresti domiciliari.

sulmona carcere 110812 rep 04

SULMONA: 8 MESI DI CARCERE IN PIU'

- Otto mesi di reclusione e pagamento delle spese processuali. È questa la pena inflitta dal giudice monocratico del Tribunale di Sulmona, Concetta Buccini,
a due detenuti del carcere di massima sicurezza peligno, finiti alla sbarra per l’accesso indebito di dispositivi idonei alla comunicazione. Entrambi,
processati con rito abbreviato, erano stati sorpresi lo scorso anno dagli agenti di polizia penitenziaria con i telefoni dietro le sbarre. Nel mese di
ottobre del 2020 i baschi blu, al termine di un’accurata indagine ed una serie di perquisizioni, riuscirono a sequestrate una ventina di dispositivi che
erano finiti nelle mani dei detenuti del penitenziario di Sulmona, alcuni dei quali sembrerebbe recapiti perfino tramite l’utilizzo di droni. L’ultimo
episodio, in ordine di tempo, risale al 25 ottobre dello scorso anno quando un detenuto, dopo essere stato scoperto con tre cellulari in cella, reagì alla
perquisizione, mandando in ospedale 5 poliziotti penitenziari. Ne è scaturita un’inchiesta che ha portato alla condanna dei due imputati e al rinvio a
giudizio di altri 7 detenuti, per i quali il processo è già partito. L’attività d’indagine si è poi allargata con l’arresto di un poliziotto penitenziario,
accusato di aver introdotto tre micro cellulari nella struttura carceraria, destinati ai detenuti. L’uomo si trova ancora agli arresti domiciliari.