Politica

san giovanni teatino municipio 010613 rep 05

CALDARELLI Verino

Via Kennedy, 15

San Giovanni Teatino (CH)

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Al CONSIGLIO COMUNALE

di SAN GIOVANNI TEATINO (CH)

Oggetto: nomina a consigliere comunale: rinuncia

Riscontro la nomina a consigliere comunale, pervenutami con nota n. 12554/2016 in data 08.06.2016, per formalizzare la mia ferma volontà di non accettarla in quanto risultato d’una competizione elettorale che, pur apparentemente indetta sulla base delle regole democratiche di riferimento, ha dovuto purtroppo registrare deplorevoli comportamenti da parte di importanti esponenti dell’Amministrazione uscente, condotte che hanno minato seriamente la credibilità dell’esito finale della consultazione.

Resta, infatti, un duplice enigma di affidabilità della lista risultata vincente, fondato sia sull'ossessivo e malcelato sospetto dei suoi componenti di non potersi fidare l'uno dell'altro, che sulla circostanza oggettiva per cui il "patto" di fiducia col sindaco potrà durare solo fintanto che costui riesca ad alimentare e garantire la conservazione dei plurimi e noti interessi familiari, personali, amicali e lobbistici, in una obsoleta quanto avvilente saga di politica tribale e di interscambiabilità di casacca, apice di un degrado obiettivamente intollerabile.

Il pensiero che vado ad esprimere non è solo mio ma, purtroppo per la nostra Comunità, è di tanti altri nostri concittadini i quali, attenti osservatori, sono arrivati a mettere in dubbio la validità della nostra democrazia.

A loro dico che il problema non è della “democrazia”, ma è degli uomini che sono chiamati ad interpretarla e ad applicarla.

I fatti che mi inducono a fare queste affermazioni sono abbastanza noti a tutti, per averli tempestivamente denunciati all’opinione pubblica attraverso i media, anche se questi hanno ritenuto di dare ad essi una relativa risonanza; per questo è mio dovere, in questo breve scritto, riepilogare quelli più significativi a riprova di quello che è stato, in questa campagna elettorale, lo sconvolgimento delle più elementari regole democratiche.

In un paese serio non è possibile che i più importanti atti di strumentazione urbanistica (PAC e PRG) vengano definiti a ridosso della tornata elettorale con la squallida, quanto consumata, tecnica di far assumere ai tecnici comunali l’atteggiamento severo dell’inflessibile programmatore e, subito dopo, agli amministratori quello permissivo di benevole concedente di ogni sorta di agevolazione: sentirsi dire da “amici da sempre” di non poter contare in queste elezioni del loro rinnovato appoggio perché hanno ricevuto dall’Amministrazione comunale la sistemazione di aree di loro proprietà per cui “devono” votarla non è bello, ma neanche lecito.

Cosi come sarebbe stato opportuno evitare che il Sindaco continuasse ad occupare una postazione strategica in un ufficio pubblico che si occupa della salute dei cittadini (ASL), per il fatto che, dispensando quotidianamente “attenzioni” al popolo residente, che è poi lo stesso che alle elezioni ha diritto di voto, lo stesso dipendente/amministratore pubblico ha modo di determinare in esso un “evidente condizionamento psicologico” in suo favore, tale da limitarne la “libertà elettorale”. Evidentemente la legge consente questa contemporaneità di impegno, ma se poi, al momento che serve, il dipendente pagato con i soldi pubblici si cura di ricordare alle persone “attenzionate” il suo credito di riconoscenza si verte in un campo molto diverso da quello del semplice “favore”, che di per sé è già contravvenzione alle regole.

Non è poi possibile che, in un paese come San Giovanni Teatino, da sempre alle prese con una importante problematica di tipo abitativo, una parte politica istituzionalmente riconosciuta, rivolgendosi al funzionario comunale incaricato della materia, si senta affermare che non esiste alcun bando di tipo abitativo per poi scoprire che a quella data, ormai almeno 50 giorni fa, sono pervenute al Comune 43 (oggi questo numero potrebbe essere di molto aumentato) manifestazioni di interesse compilate su appositi moduli predisposti dall’Amministrazione comunale.

Continuando: in un paese nel quale la ricerca di un qualsiasi posto di lavoro è un problema presente nella stragrande maggioranza delle famiglie residenti non è corretto, anzi è spregevole, che un assessore, dagli uffici della Sangiò Lavoro, chiami personalmente i giovani disoccupati per invitarli a presentare il proprio curriculum vitae sulla prospettiva di fantomatici occasioni di lavoro e per questo assistere ad una “filarella” continua di giovani, spesso accompagnati per mano dai loro genitori, che subiscono il macabro rituale di affidare ogni loro speranza all’amministratore-benefattore-candidato con quel che ne consegue in termini di condizionamento all’espressione del voto..

Lo stesso va detto per quei professionisti che, interessati a ricoprire incarichi per i quali il Comune ha pubblicato i relativi avvisi, alla loro richiesta di maggiori informazioni svolta al numero telefonico appositamente indicato, hanno trovato dall’altro capo del filo un amministratore-candidato anziché il funzionario competente.

Queste cose in un paese civile non si possono fare!

Queste cose intaccano irrimediabilmente le regole del gioco democratico!

Queste cose rendono il gioco “truccato”!

Non ho raccontato di cose disdicevoli messe tutte in campo il giorno prima delle elezioni quali l’apertura di cantieri e le inaugurazioni di opere o gli interventi di manutenzione sia ordinarie che straordinarie svolte quasi a comando di cittadini richiedenti o le iniziative intraprese con soldi della comunità al solo scopo di contrastare le iniziative pubbliche della lista avversaria (se qualcuno vuol far finta di “cadere dal pero”, pensi ai gonfiabili in Piazza San Rocco in concomitanza di analoga manifestazione al Parco Baden Powell della coalizione Insieme/PD).

Non ho neanche raccontato di cose contrarie agli interessi della popolazione, che sono state una costante dell’azione amministrativa del governo locale uscente; per carità di patria non sto a farne un elenco. Non ne parlo in quanto sono espressione della capacità amministrativa che dovrebbe essere presa a base di giudizio da parte degli elettori, anche se per molte di esse il giudizio avrebbe dovuto interessare qualche altro organo dello Stato. Se c’è qualcuno che trova difficoltà a capire a cosa faccio riferimento posso offrire un aiutino ricordando:

  • le scelte fatte per liberarsi della FB Servizi S.r.l. (per alcune di esse, passate al vaglio di un Giudice, l’Amministrazione comunale si è sentita dare dell’imbroglione -si perché FRODE = IMBROGLIO e chi imbroglia è un imbroglione;

  • ma soprattutto quelle relative all’accordo IGD (Coop): un accordo secondo il quale il Comune -a fronte di una cospicua liquidità che avrebbe dovuto avere una specifica destinazione (urbanizzazioni) e che invece non ha avuto (Sic!)- ha assunto degli impegni che non ha neanche provato a rispettare (gli oppositori di allora nelle loro formali denunce scrissero “impegni assunti nella consapevolezza di non poterli mantenere”, e così è stato), nonostante il rilascio di costose fideiussioni bancarie; a tempo ampiamente scaduto, in assenza di logiche e doverose iniziative di controparte (anche qui non si capisce il perché, trattandosi di una società commerciale, che persegue pertanto finalità di lucro, peraltro quotata in borsa) l’Amministrazione comunale ha cercato di sanare ogni inadempimento modificando le regole urbanistiche, quasi a far credere che le nuove siano frutto della ricerca di una migliore scelta per il territorio.

Anche se ugualmente importanti, non è di queste cose che ho voluto dire; ho voluto, invece, dire di comportamenti che in campagna elettorale hanno tolto ai cittadini la libertà di decidere democraticamente.

In questi ultimi anni, proprio fra i banchi del nostro Consiglio comunale, qualcuno che ora siede accanto al Sindaco lo ha accusato di guidare un’amministrazione che è riuscita a far peggio delle dittature militari del cileno Pinochet: questa breve esposizione e la circostanza che anche nel primo atto della nuova amministrazione il Sindaco abbia voluto dimostrare come sa essere “tutto d’un pezzo” ignorando la richiesta dell’opposizione di non tenere il primo consiglio nella giornata di sabato 18 giugno danno di che pensare sulla fondatezza di quelle accuse.

Ripeto: non è la democrazia che non va; sono le persone, interpreti di questi comportamenti, che non vanno.

Molte di queste persone, che “amano vincere facile”, siedono purtroppo nel nuovo consiglio comunale.

Per questo motivo eviterò alla mia persona l’umiliazione di sedere con loro.

In mancanza di regole, il mio ruolo non è quello di contrappormi a loro in un consiglio comunale che ritengo, per tutte le ragioni sopra esposte, evidentemente delegittimato, ma di stare, insieme a quella incredibile umanità fatta soprattutto di meravigliosi giovani, in mezzo alla gente per informarla, per assisterla, per difenderla, realizzando quel progetto di crescita di una nuova classe dirigente.

Con questi “nuovi”, giovani e meno giovani, ai quali -in questa bellissima esperienza dell’impegno elettorale 2016- ho avuto modo di dimostrare, con l’esempio pratico, quanto sia importante e gratificante ricercare sempre -nell’impegno politico- la correttezza, la professionalità, la conoscenza dei problemi e l’amore per il popolo da servire, il Movimento INSIEME troverà nuova linfa per penetrare in ogni angolo del paese.

Assieme a questa impegnata espressione della società civile, il mio posto è quello di stare in mezzo alla gente e per la gente, soprattutto quella gente che con emozionante partecipazione e stupenda presenza in Piazza San Rocco venerdì 3 giugno scorso ha certificato, con ripetute standing ovation, le ragioni di questa mia rinuncia, che è in realtà denuncia, che vuole essere sfida a ridare al paese, nel più breve tempo possibile, una amministrazione competente e democratica.

In ultimo agli amici che siederanno in consiglio comunale in rappresentanza della coalizione Insieme/PD (a Pino e Enzo, già esperti, e a Cinzia e Giulia, chiamati alla loro prima esperienza) l’augurio di saper svolgere, con la competenza e la dignità di cui sono portatori, il loro lavoro che prima ancora di essere di opposizione dovrà essere di proposizione, nel rispetto del programma presentato e rispondendo alle esigenze che la Comunità andrà in seguito ad esprimere attraverso l’impegno che i nostri giovani sapranno assicurare.

Tanto dovevo, nell’assoluto rispetto della comunità che mi ha rinnovato la sua fiducia e alla quale va tutto il mio più affettuoso ringraziamento.

d alfonso san gabrieleCon i ballottaggi di domenica 19 giugno, la vittoria del centrosinistra e del Pd in Abruzzo è netta e inequivocabile. Dopo due anni di amministrazione, la maggioranza di governo della Regione Abruzzo risulta fortemente confermata dagli esiti del doppio turno elettorale.

L’affermazione a Vasto, Lanciano e Roseto dei candidati sindaci del Pd, Francesco Menna, Mario Pupillo e Sabatino Di Girolamo, che si aggiungono allo straordinario successo di Antonio Luciani a Francavilla, così come la vittoria di Anna Maria Casini a Sulmona, sostenuta con un ruolo importante dell’assessore Andrea Gerosolimo da uno schieramento di forze riconducibili nella quasi totalità alla maggioranza di governo nazionale e regionale, costituiscono un chiaro segnale di fiducia verso le ambizioni della Regione.

Si tratta di risultati per nulla scontati. Cinque anni fa il centrosinistra si affermò a Francavilla, Lanciano e Vasto, città tradizionalmente sfavorevoli al nostro schieramento, in un contesto nazionale e regionale di difficoltà per il centrodestra. Oggi confermiamo il governo di queste città, nonostante il contesto nazionale particolarmente complesso. Così come non era scontato il risultato di Roseto, dove si ricandidava per il centrodestra il sindaco uscente al primo mandato. E’ un risultato che va in primo luogo ascritto alle capacità amministrative di chi si ripresentava per il giudizio degli elettori dopo cinque anni di amministrazione, come nel caso di Mario Pupillo a Lanciano e Antonio Luciani a Francavilla, e alla capacità di convinzione sulla proposta di governo per chi si candidava per la prima volta, come nel caso di Francesco Menna a Vasto, Sabatino Di Girolamo a Roseto e Anna Maria Casini a Sulmona.

Non potevano esserci allo stesso tempo prove più evidenti del fatto che le politiche strategiche e le riforme messe in campo dalla Giunta Regionale – il Masterplan, le esigenze del Piano sanitario, la Società unica dei trasporti, la riforma della Pubblica amministrazione regionale , le scelte nel campo delle politiche dello sviluppo e del lavoro, il nuovo Piano di sviluppo rurale, il Piano sociale – hanno intercettato il consenso prevalente dei cittadini, che hanno riconosciuto l’impegno concreto per quella Regione facile e veloce che avevamo promesso di realizzare e la volontà di agire in modo conclusivo e fattivo per il bene degli abruzzesi, anche quando tali scelte erano e sono dibattute (pensiamo all’impegnativa riforma della sanità regionale o alla difficile riorganizzazione dei trasporti regionali). Un plauso va ai partiti di centrosinistra, a partire dal principale partito di maggioranza, che con la regia dei segretari regionale e provinciali, ha saputo unire coalizioni ampie e vincenti, mettendo in campo candidature credibili.

Viene invece punita un’opposizione regionale inconcludente e non propositiva. Il centrodestra, inesistente a Sulmona, pesantemente sconfitto a Roseto e Lanciano, battuto di misura a Vasto pur con una candidatura autorevole, esce ulteriormente ridimensionato da queste elezioni. Non pervenuto il Movimento Cinque Stelle, ridotto a forza marginale irrilevante. C’è molto da riflettere per queste forze sull’utilità di una strategia di pura contrapposizione, non costruttiva per gli interessi dell’Abruzzo.

Questo risultato ci carica ovviamente di importanti responsabilità, e costituisce per la Giunta regionale e la maggioranza di centrosinistra una spinta per l’ulteriore lavoro che ci attende e per i traguardi ambiziosi che vogliamo raggiungere per il bene ed il rilancio del nostro Abruzzo.

Luciano D’Alfonso

gerosolimo andrea 220714 rep 01Sulmona. Vittoria schiacciante della Casini nel ballottaggio delle amministrative

Pronto il consiglio comunale che governerà il capoluogo

Gerosolimo: “Annamaria e la sua coalizione interpreti migliori per amministrare la città”

20/06/2016

Sulmona - Dopo la schiacciante vittoria al ballottaggio, Annamaria Casini, nuovo sindaco di Sulmona, lavora alla formazione del Consiglio Comunale. I dati definitivi hanno visto la candidata di Noi per Sulmona prevalere su Bruno Di Masci con 6900 preferenze e il 65,35% dei voti, contro le 3659 e il 34 65% dell’avversario. 125 le schede bianche e 328 le nulle. Un risultato netto che conferma, come nel primo turno, la scelta dei sulmonesi. Prima donna a Palazzo San Francesco, nel ruolo di sindaco, alla Casini spetta un compito difficile, dopo i recenti fallimenti delle passate amministrazioni che hanno portato all’uscita di scena dell’ex sindaco Giuseppe Ranalli eal commissariamento del Comune. "Un momento importantissimo per Sulmona - ha commentato l'assessore regionale Andrea Gerosolimo. Un risultato contro tutti e contro tutto, in  una campagna elettorale che è stata molto difficile. Annamaria e la sua coalizione saranno gli interpreti migliori per amministrare Sulmona”. Pronta la squadra che governerà con il primo cittadino il capoluogo peligno. In maggioranza i consiglieri saranno: Katia Di Marzio e Fabio Pingue(Avanti Sulmona), Luigi Santilli, Alessandro Pantaleo e Franco Di Rocco (Sulmona al Centro), Mauro Tirabassi(Alleanza per Sulmona), Angelo Amori(Obiettivo 2026), Deborah D'Amico e Andrea Ramunno (Adesso Sulmona), Roberta Salvati(Movimento Democratico). All’opposizione: Bruno Di Masci,Fabio Ranalli (Di Masci sindaco), Elisabetta Bianchi (Forza Italia), Alessandro Lucci (Sbic), Antonio Di Rienzo (Sulmona che vogliamo), Francesco Perrotta (Sulmona Viva).