Politica

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COMUNICATO STAMPA

Paolucci su ospedale di Penne e Teramo: “Altro che progetto di centrodestra, le risorse per intervenire nascono dal lavoro dei governi di centrosinistra e dall’intesa Stato Regioni del 2018”

“Senza il lavoro della Giunta regionale e dei governi di centrosinistra, i fondi per intervenire sull’ospedale San Massimo di Penne e su Teramo non ci sarebbero mai stati: ci sono le nostre firme sugli atti che il centrodestra spaccia per farina del proprio sacco”, operazione verità da parte del capogruppo PD in Consiglio Regionale Silvio Paolucci sulla sanità vestina e teramana.

Tecnicamente le basi dei fondi citati sono contenuti nelle leggi di stabilità dei governi di centrosinistra e nell’intesa in Stato-Regioni siglata nell’autunno del 2018: “Sono fondi assegnati con le leggi di stabilità 2017 e 2018 – ricorda l’ex assessore alla Sanità Paolucci – Parliamo di 94 milioni di fondi nazionali per assicurare il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese, altro che lavoro del centrodestra, che in nemmeno due anni di governo in Abruzzo è stato invece capace di procurare alla sanità un buco di 67 milioni di euro, riportandola almeno 10 anni indietro.

Alla luce della facilità di attestarsi risultati non conseguiti che ha questa Giunta lenta, è per noi indispensabile rivendicare i traguardi conseguiti, perché la comunità abbia informazioni chiare e memoria degli impegni concreti sui propri territori, che, nello specifico prevedevano i 12,5 milioni di euro per riqualificare il nosocomio di Penne e gli 81.590.000 per realizzare l’ospedale di Teramo. Queste le basi. L’agonia a cui il San Massimo di Penne era stato lasciato durante l’emergenza è nota a tutti e ha fatto persino gridare gli amministratori politicamente vicini all’attuale Giunta. Ora che i problemi sono stati superati anche grazie al nostro intervento (si ricordi che la maggioranza nulla aveva inserito nel Cura Abruzzo 2 per le zone rosse, ad esempio), parte la propaganda. Ma per smentire voci non veritiere, bastano i fatti e una storia raccontata nei documenti collezionati in Regione per arrivare a quelle cifre. Atti che rivendichiamo con orgoglio e consapevolezza”.

 

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PPI DI TAGLIACOZZO E PESCINA NON RIAPRIANNO E AUMENTANO I CASI DEI SOSPETTI COVID IN SORVEGLIANZA SANITARIA, SANITÀ MARSICA NEL CAOS

FEDELE “MI ASPETTO RISPOSTE CHIARE E SOLUZIONI EFFICACI DAL GOVERNO REGIONALE E DAL DIRETTORE TESTA”

"I PPI di Tagliacozzo e Pescina non riapriranno fino a data da destinarsi, è questo il contenuto della risposta che mi ha inviato il Direttore Testa, dopo ben due settimane dalla mia richiesta di informazioni. La motivazione, condensata in tre righe di testo, sarebbe la mancanza di personale. Dichiarazioni queste che smentiscono tutte quelle fatte in precedenza proprio da chi governa la sanità e la Regione, quando si cercava anche malamente di respingere i dubbi sollevati dai Sindaci del territorio. A questo punto risulta evidente come sia dubbia la volontà, di questa maggioranza, di voler garantire una funzione a questi presidi nel post emergenza covid” ad affermarlo è il Consigliere regionale del M5S Giorgio Fedele che spiega "appare evidente la mancanza di programmazione e la strutturazione di un servizio sanitario adeguato per la Marsica che ha portato il territorio nel caos.

La Marsica rappresenta un bacino di circa 130mila utenti per domanda sanitaria che dovrebbe trovare risposta nei due PTA di Tagliacozzo e Pescina e nell’ospedale di Avezzano. Seppur realtà distinte per funzioni e servizi, nel quadro generale la chiusura a tempo indefinito dei presidi e l’incertezza su quando e quale ruolo avranno nel futuro, andrà ad incidere su tutta la sanità marsicana, gravando ulteriormente sui servizi dell’ospedale di Avezzano. Servizi già ampiamente compromessi dalla confusionaria gestione della “fase2” che ha visto il presidio di Avezzano abbandonato a se stesso nel momento in cui invece c’era bisogno di certezze. Quindi da un lato il centro destra ha detto di “riaprire tutto”, dall’altro però non ha messo il personale sanitario dell'ospedale di Avezzano in condizione di farlo, né intende riattivare a breve i presidi di Pescina e Tagliacozzo. Tutto ciò a danno, di medici, infermieri e pazienti, che sono costretti a sopportare sulla proprio pelle l’indifferenza della dirigenza Asl.

Una prova su tutte è proprio il ritardo per l’attivazione di un laboratorio per l’analisi dei tamponi covid interno all'ospedale. Anche su questo il Direttore Testa, con delle affermazioni rilasciate ad alcuni organi di stampa, conferma quanto da me ampiamente denunciato. Testa sostiene, infatti, che l’iter per l’apertura del Laboratorio di Avezzano è partito il 7 maggio, ma l’ordinanza che dispone il riavvio delle prestazioni sanitarie è antecedente a quella data e lo è ancor di più il documento del comitato tecnico (CREA). Tutto ciò a riprova del fatto che le Asl regionali erano perfettamente consapevoli, ben prima del 7 maggio, che le prestazioni sanitarie sospese sarebbero state riattivate a breve. Nonostante questa consapevolezza, però, la direzione della nostra Azienda sanitaria ha scelto di non agire e, questi ritardi, non hanno consentito un corretto svolgimento dei tamponi sui pazienti in attesa di ricovero. Il risultato è stato un pronto soccorso ingolfato, alcuni reparti e servizi ad  ancora bloccati e le interminabili giornate che i pazienti in attesa di ricovero hanno passato in barella o nelle cosiddette zone grigie, mentre i reparti sono rimasti svuotati di malati e di personale.

Stonano quindi tutte le entusiastiche dichiarazioni sulla “rapidità” di realizzazione del laboratorio che sono state fatte da alcuni esponenti di Lega e Fratelli D'Italia, soprattutto se pensiamo che a  il laboratorio ancora non è attivo, e non credo che lo sarà nel giro di pochi giorni visto che una volta arrivato l’atteso macchinario si dovrà procedere alla formazione del personale per utilizzarlo.

È anche importante sottolineare – continua Fedele - che il laboratorio, a quanto sappiamo, servirà principalmente per ottenere risposte immediate per chi ha bisogno di ricovero. E quindi non potrà essere destinato ad una reale mappatura del territorio. Eppure sono circa 270 le persone in sorveglianza attiva nella Marsica, cioè in quarantena per aver avuto un contatto stretto con un caso confermato. Un numero molto più alto, per esempio, rispetto a Sulmona o L'Aquila, a dimostrazione che una parte del territorio di competenza della Asl 01 è stato abbandonato a sé stesso in balia di un caos generale.

Quello che emerge in una valutazione globale, quindi, è una totale inadeguatezza da parte della Giunta di centro destra e della dirigenza della Asl 01 di gestire un’emergenza che, se per alcuni tratti nella fase 1 ha colto tutti di sorpresa, nella fase 2 invece avrebbe dovuto trovare le strutture pronte. Sul perché si è creata questa situazione nella Marsica il Direttore Testa dovrà dare delle spiegazioni chiare nel corso della Commissione Sanità che ho richiesto e che mi auguro il presidente Quaglieri riesca a convocare già nella prossima settimana. Nella stessa sede voglio avere dei chiarimenti su quali sono le soluzioni che, sia la Asl 1 sia la Giunta regionale, intendono mettere in atto per risolvere i problemi che si sono creati. Non è più tempo degli slogan, la Marsica attende risposte certe e soprattutto una programmazione che non la veda più penalizzata rispetto ad altri territori" conclude. 

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Paolucci su sanità: “Debiti per 67 mln, rischio tasse e scippo a Chieti di 30 mln. Atti a rischio ricorsi.

Gestione scellerata della Giunta Lenta”

 “Il governo regionale mente sapendo di mentire quando dichiara che non ci sono debiti nella sanità. Perché è lo stesso assessore alla Sanità che il 25 maggio firma con il presidente Marsilio la Delibera di Giunta n. 290 in cui l’esecutivo certifica una perdita di 65.700.000 euro derivante dalle aziende sanitarie e subito dopo usa con un’altra delibera, la 291, le risorse destinate al nuovo ospedale di Chieti per ripianare un buco che altrimenti avrebbero dovuto pagare i cittadini e le imprese con nuove tasse. E’ fondata su bugie certificate la gestione della sanità di questo governo regionale”, durissimo il capogruppo PD Silvio Paolucci, l’indomani dell’annuncio ufficiale della rinuncia alle risorse per la realizzazione del nuovo ospedale di Chieti, rinuncia che rischia di essere illegittima poiché non argomentata. 

“Non è una mia interpretazione, è scritto nero su bianco nella prima delibera, la 290, in cui l’esecutivo prende atto che dai conti del 4° trimestre 2019, quindi in piena gestione centrodestra, emerge che le aziende sanitarie risultano in perdita per un valore di 65 milioni e 700.000 euro e che nonostante le risorse del bilancio della sanità della Regione, il valore negativo resta e ammonta a 13.335.000 euro – illustra l’ex assessore a Sanità e Bilancio – Dunque come si arriva alla decisione di sopprimere (sono le parole della delibera) le risorse per Chieti? Siccome per coprire le perdite già avevano previsto nell’atto un incremento delle tasse di 0,15 punti percentuali per le attività produttive e le imprese e dello 0,30 % per l’addizionale Irpef, quindi a carico di tutti i cittadini, votano un altro atto in cui decidono di sopprimere i 30 milioni previsti per l’ospedale di Chieti e di girare questa posta per coprire le perdite rimaste senza copertura alcuna (i 13,3 milioni) . Stiamo parlando della delibera n. 291, sempre in data 25 maggio. Dunque Chieti e il suo comprensorio devono rinunciare a una struttura attesa e indispensabile qual è l’ospedale, perché loro in soli 14 mesi di governo hanno prodotto 67 milioni di euro di buco solo sulla sanità. Incredibile ma vero!

Se non avessero girato le poste, infatti, la Regione avrebbe aumentato le tasse per stare dentro le cifre di disavanzo sanitario prodotto già prima dell’emergenza Covid, che peraltro con le risorse erogate dal Governo ha consentito loro di rimettere mano alle strutture dedicate e ai servizi territoriali pur senza fare un minimo di programmazione sul fronte sanitario da quando sono in carica. Un rischio, quello delle tasse, che resta perché l'atto è a rischio illegittimità e quindi a ricorsi. Infatti non si possono utilizzare risorse certe e sostituirle con fondi incerti senza una delibera di revoca di pubblica utilità argomentata e motivata. Se dovessero esserci ricorsi il rischio di non potere utilizzare quei 30 mln è alto, così come quello si ricorrere a tassazione aggiuntiva. Intanto il costo economico e sociale pesa comunque sui cittadini, quelli di Chieti e sull’indotto dell’ospedale a cui il centrodestra ha rinunciato, tant’è che l’assessore Febbo presente alla seduta di Giunta, è scappato via quando hanno votato queste due delibere. Evidentemente ha pensato che non avrebbe saputo raccontare alla sua città questa scelta scellerata, che certamente produrrà ulteriore contenzioso e possibile risarcimento danni.

Ecco il modo di lavorare della Giunta lenta, che da un lato aumenta gli stipendi ai manager di quelle stesse aziende in perdita, insieme ai dirigenti, ai direttori della struttura, pagando persino l’arretrato per decine di migliaia di euro (decisioni sempre degli ultimi giorni) e dall’altro non eroga la cassa integrazione in deroga, raccontando bugie sul proprio operato. Noi denunceremo queste scelte che sono illegittime, oltre che a danno della cittadinanza, perché usano la minaccia dell’aumento delle tasse a copertura delle proprie incapacità amministrative e, inoltre, lo fanno nel momento più grave e delicato della storia dell’Abruzzo e del Paese”.

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