Politica

masci carlo

Pescara, lì 07 maggio 2020

Fa sempre piacere vedere un pescarese che torna in azione vispo e arzillo dopo la quarantena. Soprattutto se è il senatore Luciano D’Alfonso, che ha ritrovato la verve dei tempi andati e persino quel linguaggio contorto e barocco col quale infioretta le sue elucubrazioni, l’ultima delle quali è quella di ergersi a cavaliere senza macchia e senza paura rivolgendosi con un’interrogazione a ben tre ministri per censurare il sindaco di Pescara. Potrei fargli un lungo resoconto burocratico sul mio operato – con la certezza di fargli cosa gradita perché nello stile criptico ci sguazza con naturalezza – ma mi limito a osservare e a far osservare ai pescaresi che da marzo a oggi non ho mai avuto il piacere di vederlo in nessuna occasione e in nessun luogo, né di sentirlo su alcuna problematica legata alla pandemia da Covid-19. Semplicemente non pervenuto quando io chiudevo i mercati, i parchi, i cimiteri, i centri sociali, e quando imponevo le mascherine, sempre primi in Italia e a tutela dei miei concittadini, lui compreso.

Il senatore-censore, in isolamento sociale e di idee, non si è occupato della sua comunità in tempi di massima emergenza, ma si preoccupa oggi di far vedere che esiste riemergendo dalla quarantena sanitaria e politica con la trovata dell’interrogazione. Quando c’era da tutelare i pescaresi io mi sono assunto gli oneri delle scelte mentre egli oggi cerca i facili onori di una demagogia da tre palle un soldo; quando come sindaco ho assunto la responsabilità di proteggere la mia, anzi la nostra città, non mi sembra di ricordare che D’Alfonso abbia fatto ascoltare la sua voce che adesso fa baritonalmente squillare dallo scanno senatoriale, credendo siano tutti “do di petto” per strappare e ricevere un facile applauso. Da quello stesso scanno romano da cui, magari, avrebbe dovuto interessarsi più da vicino delle questioni di casa sua, senza problemi di distanziamento sociale visto che è assolutamente contiguo al Governo, col quale è in sintonia a corrente alternata nonostante ne sia attivo sodale. Come in questo caso, visto che rimprovera al sindaco di Pescara addirittura l’ordinanza di riallineamento a quanto previsto dal decreto Conte, mentre i suoi compagni di partito in precedenza mi accusavano esattamente del contrario, ovvero di aver adottato provvedimenti più rigidi rispetto alle prescrizioni contenute nei DPCM.

La coerenza non sembra essere moneta corrente per il senatore D’Alfonso, al quale il virus del protagonismo, l’astinenza dalla ribalta per quarantena e la convalescenza mediatica devono aver obnubilato una visione d’insieme lucida e razionale dei fatti. Come pescarese non posso che congratularmi con lui per aver dato un segnale di vitalità, come sindaco sono preoccupato per il suo ritorno alla normalità.

Il sindaco

Carlo Masci

d alfonso luciano 230214 rep 01

paolucci silvio due

COMUNICATO STAMPA

Paolucci su Commissione: “L’Abruzzo entra nella Fase 2, ma la Regione non ha un programma sanitario per affrontarla”

“Le audizioni di stamane in Commissione sulla gestione sanitaria dell’emergenza Covid sono state deludenti, perché l’Esecutivo non ha presentato alcun piano sulla sanità per accompagnare l’Abruzzo alla ripresa”, così il capogruppo regionale PDSilvio Paolucci.

“Ci aspettavamo di sapere nel dettaglio come sarebbero state spese le risorse a disposizione – incalza Paolucci – parliamo di oltre 31 milioni di euro del Decreto Cura Italia e di un aumento del fondo sanitario di oltre 80 milioni, che sommati fanno almeno 120 milioni, ma niente, non esiste un programma. Anzi, è stato persino teorizzato che il programma in sede di emergenza addirittura non serva, anche se la mancanza l’abbiamo già pagata cara con il ritardo estremo denunciato dai sindaci, dai cittadini e dagli operatori sanitari: nella rilevazione e gestione dei tamponi, con l’inesistenza di una programmazione degli investimenti e della riorganizzazione dei servizi territoriali, per arrivare persino alla scarsità di dispositivi di protezione. Noi ci aspettiamo di avere questo programma, perché l’uscita dalla pandemia deve assolutamente prevedere una rete di protezione e sorveglianza sanitaria in grado di accompagnare e supportare la comunità a un regime di vita il più “normale” possibile, non di emergenza.

Staremo attenti che non si ripeta quello che è accaduto con la Cassa Integrazione in Deroga, oggi grazie anche alle nostre battaglie e denunce ci è stato detto che è stato processato l’86 per cento delle domande, ma saremo vigili finché le spettanze non arriveranno ai lavoratori abruzzesi, che purtroppo sono fra gli ultimi in Italia a riceverle.

Peraltro un’azione programmata diviene ancora più indispensabile per il futuro, quando sarà necessario riuscire a contenere l’indice del contagio a livelli di controllo, affinché non si proceda con provvedimenti restrittivi limitati ai territori dove si verificano emergenze o nuovi picchi.

Non possiamo permetterci di tornare in Fase 1, senza una rotta sicura e una lista solida di cose da fare eliminare questo rischio non sarà possibile e anche se oggi la Regione accoglie Claudio D’Amario come direttore del Dipartimento Sanità, la struttura resta ancora priva dei dirigenti di settori strategici e di questo la maggioranza continua a non preoccuparsene”.

di primio umberto 120613 rep 01

COMUNICATO


Il Governo dovrà restituire 7 milioni e duecentomila euro 
spesi dal Comune per il funzionamento degli Uffici Giudiziari di Chieti
 
IL TAR LAZIO accoglie il ricorso del Comune di Chieti
 
Sindaco Di Primio “Sconfitto il Governo degli incompetenti che sperava di far cassa sottraendo ai Comuni i soldi che questi avevano anticipato per conto dello Stato”
 
 
Il Sindaco di Chieti, Umberto Di Primio, esprime soddisfazione per la sentenza del 5 maggio 2020 n. 4657 della I Sezione del  Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio che ha annullato l’art.3 -  comma 4  - del DPCM 10/3/17.
 
Il Comune di Chieti, promuovendo ricorso contro la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero di  Giustizia, il Ministero dell'Economia e delle Finanze e il Ministero dell'Interno, aveva infatti impugnato il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 10 marzo 2017 perché adottato in violazione di legge e in specie della Legge Finanziaria 2016.
 
«Con il DPCM del 10 marzo 2017 – commenta il Sindaco Di Primio a margine della sentenza – il Governo Gentiloni ha tentato di ridurre del 50% il contributo dovuto dallo Stato ai Comuni a titolo di rimborso delle spese sostenute dagli Enti Locali per il funzionamento degli Uffici Giudiziari. Oltre al danno, il Decreto conteneva anche la beffa per i Comuni ai quali il Governo avrebbe voluto restituire le somme, già ridotte, in trenta anni. Parliamo di soldi che i Comuni hanno sborsato per conto dello Stato per sostenere utenze e manutenzione dei Tribunali: riparazioni, custodia, luce, acqua, gas e telefono. Se fosse passata la linea del Governo, malgrado la L. 392/41 preveda un contributo prossimo al 100%  ed il d.P.R. n. 187/98 obblighi lo Stato a restituire comunque un importo non inferiore al 70%, sul bilancio del nostro Comune sarebbe mancata la restituzione di circa 3 milioni di euro.
 
Il Governo, grazie a quanto stabilito dalla sentenza del TAR, oggi deve restituire 7.2000.000 euro al Comune di Chieti per le spese sostenute dal 2010 al 2015 per gli Uffici Giudiziari e mai rimborsati. Un risultato molto soddisfacente ottenuto anche grazie all’ottimo lavoro dell’Assessore Salute e agli avvocati dell’ufficio legale del Comune».
 
Il Sindaco Di Primio ha già dato mandato ai legali di notificare la sentenza al Ministero e diffidarlo al pagamento di quanto statuito.